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Il popolo cammina nel deserto. 


La piccola popolazione di Altar, nella zona di Sonora, è immersa nel cuore del deserto che porta lo stesso nome ed è diventata un riferimento fondamentale della diaspora di migliaia di emigranti che, ogni giorno, tentano di attraversare la frontiera per raggiungere gli Stati Uniti, meta dei loro sogni e di un cambiamento radicale di vita per loro e per le loro famiglie, sommerse dalla miseria, da lavoro precario, senza un futuro per i loro figli. Sono persone che rischiano moltissimo poiché non hanno i documenti necessari per entrare negli Stati Uniti. Questo deserto è un luogo impervio, caldissimo dove la temperatura arriva a 56,7° C.
Altar si trova a 35 Km da Sásabe che si trova sulla linea di frontiera con gli Stati Uniti. L’incremento di passaggi di emigranti degli ultimi anni, si deve alle nuove leggi statunitensi volte ad impedire lo sfruttamento del lavoro nero e perciò con più severi controlli alle frontiere. La strada che conduce da Altar a Sásabe, è fiancheggiata da croci in memoria dei tantissimi emigranti morti durante il duro cammino del deserto. Su un grande cartello, all’entrata del Centro Comunitario di assistenza del Migrante e del Bisognoso, che appartiene alla Parrocchia di Nostra Signora di Guadalupe, in Altar, c’è scritto: “Ai caduti nel deserto della morte”.
Altar è l’ultima sosta prima di iniziare il cammino nella zona desertica. Un po’ più in là del Centro per emigranti, vi sono tre grandi croci bianche alte circa tre metri ciascuna, in memoria dei migranti morti in California, in Texas, in Arizona. Lungo tutta la frontiera, ogni anno muoiono circa 400 persone.
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